Quasi tutte le aziende in questo periodo di lock-down e di restrizione forzata si sono dovute adeguare loro malgrado ad operare in Smart Working, in ottemperanza ai numerosi decreti del periodo COVID.
Una modalità non certo nuova dal punto di vista degli strumenti utilizzati per le video conferenze - Skype, Zoom, Teams, Meets solo per citare alcune applicazioni che hanno avuto ampio utilizzo - o per quei ruoli manageriali comunque abituati ad operare in video call, sebbene con minore intensità o frequenza di questo periodo.
Certamente invece si è trattato di un nuovo modo di lavorare per la maggior parte del bacino potenziale di 5 milioni di addetti italiani (impiegati e quadri) che operano di norma con una postazione di lavoro informatizzata, considerato che prima dell’epidemia COVID solo 570.000 di questi utilizzavano almeno parzialmente una forma di lavoro da remoto.
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